L'Archivio
fin dal mondo antico costituisce la più autentica registrazione della
memoria di un popolo. Il concetto di Archivio è implicito in quello
di Civiltà: da quando l'uomo si è costituito in società
ha sentito il bisogno di tutelare la propria memoria storica e quindi la
propria identità, e l'Archivio è un "corpo" di memoria.
La memoria collettiva "ha costituito un'importante posta in gioco nella lotta per il potere condotta dalle forze sociali. Impadronirsi della memoria e dell'oblio è una delle massime preoccupazioni delle classi, dei gruppi, degli individui che hanno dominato e dominano le società storiche" (Jacques Le Goff, Memoria, in Storia e Memoria, Torino, Einaudi, 1986, p.350). Il primus
movens della costituzione di un archivio è quindi l'esigenza
di memoria in quanto autodocumentazione. In epoca romana
Archivio e Tesoro di stato erano strettamente collegati. Esisteva uno
ius archivi, il diritto alla conservazione dei documenti affinchè
questi mantenessero la publica fides: tale diritto era strettamente
connesso con il potere ed veniva concesso esclusivamente dalla sovranità.
Ma cos'è un archivio, come lo si definisce? Il termine archivio
ha sempre una duplice accezione, poichè indica sia il complesso
documentario sia il luogo fisico, i locali di conservazione.
Molte sono le definizioni che si sono susseguite nello sviluppo della teoria e della dottrina archivistica (vedi la voce "archivio" del Glossario sintetico). Una per tutte: "L'Archivio è il complesso di documenti posti in essere nel corso di un'attività pratica, giuridica, amministrativa e per scopi pratici, giuridici e amministrativi, e perciò legati da un vincolo originario, necessario e determinato, e quindi disposti secondo la struttura, le competenze burocratiche, la prassi amministrativa dell'ufficio e dell'ente che li ha prodotti; struttura, competenze, prassi in continua evoluzione e perciò diversi da momento a momento, secondo un processo dinamico continuamente rinnovantesi. L'archivio nasce dunque "involontariamente", ed è costituito non solo dal complesso dei documenti, ma anche dal complesso delle relazioni che intercorrono tra i documenti." (Elio Lodolini, Archivistica: principi e problemi, Milano, Franco Angeli, 1995) Una costante
nelle definizioni è il riferimento al processo di sedimentazione/costruzione
spontanea dell'archivio stesso, vale a dire il più possibile fedele
e correlata alla vita e alle attività del soggetto produttore della
documentazione. L'archivio è quindi un complesso organico di documenti, che si differenzia dalla raccolta o collezione (v. la corrispondente voce del Glossario) in quanto riflette l'intera attività documentaria del soggetto produttore, i meccanismi e l'ordine di produzione dei documenti, ma anche le carenze, le perdite, ecc. Il concetto di spontaneità, di archivio come sedimento spontaneo dell'attività dell'ente si affianca al concetto di "archivio-thesaurus", cioè "deliberata, sistematica e ordinata selezione, costituita sempre per scopi pratico-operativi" (F.Valenti, Riflessioni sulla natura e la struttura degli archivi, Rassegna degli Archivi di Stato, XLI, 1981, nn.1-2-3, pp.9-37). Nell'analisi dell'Archivio non bisogna vedere il totale rispecchiamento tra l'Archivio e il soggetto produttore: esiste uno scarto tra la realtà dell'archivio e la realtà storica dell'ente, causato da una serie di fattori e condizionamenti empirici e storico-culturali di cui sono oggetto i processi di documentazione, in primis il rapporto con il potere ("i documenti sono l'immagine che il potere sceglie di conservare di se stesso nel futuro", Isabella zanni Rosiello, Archivi e memoria storica, Bologna, Il Mulino, 1987). L'Archivio è ormai ufficialmente un "bene culturale", non perchè conserva tutto, "ma perchè rispecchia, nella conservazione e nell'eliminazione, i criteri e i valori di una data cultura - limitata nel tempo, nello spazio, e addirittura nelle classi e nei ceti - la quale ha voluto cancellare le vestigia di azioni prodotte a volte da essa stessa o da altre, in quanto le considera, per ogni elaborazione ispirata ai propri modelli, o irrilevanti, nell'ipotesi dell'eliminazione ingenua, o nocivi, nella soppressione cosciente di atti divenuti testimonianze opposte ai propri convincimenti". (Mario Stanisci, Elementi di Archivistica, Udine, 1982) L'Archivio è quindi una lente deformata, non uno specchio fedele; i documenti d'archivio costituiscono una testimonianza storica loro malgrado: ma vanno però analizzati ed interrogati correttamente, affinchè "l'intelligenza trionfi sul dato" e le fonti documentarie ci dicano più di quanto volevano farci sapere. In questo senso assume importanza il "mestiere dell'archivista" (parafrasando M.Bloch) come ricercatore e come mediatore della ricerca, fondamentale in quanto conoscitore dell'archivio, della sua struttura, della sua storia e del suo patrimonio documentario. |